Serafino Galbiati


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Con...Tatto

Psicologia Biodinamica

per essere brevi...
Il rendermi conto di quanto il "
contatto" in tutte le sue forme: visivo, verbale-sonoro, olfattivo, di vicinanza corporea.. dalla giusta distanza delle sedie in un colloquio verbale... fino al contatto intimo di un massaggio (pelle-pelle), siano tutti livelli progressivi per arrivare ad una relazione profonda che possa mettere in contatto la parte più vera di noi stessi con il cliente/paziente. Credo di aver potuto sperimentare un progressivo avvicinarsi a quel concetto di CORE (Center Of Right Energy) inteso come nucleo universale e sede dell'energia vitale che viene ben espresso nel lavoro di John Pierrakos (Core Energetics 1987). E' proprio nei lavori di contatto sia nel programma della scuola di questi anni, ma anche durante le terapie, che ho sentito forte quanto concetti studiati diventano realtà percepita e vissuta; sentire che la fonte della guarigione si trova dentro se stessi e che tutto ciò che ci circonda forma un unità integrata di cui facciamo parte, è qualcosa che emerge dal corpo quando si entra in contatto con il cuore, e una nuova dimensione diventa accessibile. Mi hanno molto affascinato i racconti di amici o conoscenti massaggiatori o fisioterapisti che con stupore e "innocente" sorpresa si sono trovati di fronte a tanto abbandono e facilità di esternare emozioni e problematiche esistenziali da parte dei loro pazienti dopo aver ricevuto un trattamento. Usare il contatto e il massaggio con tutte le precauzioni e le attenzioni necessarie, credo che possa essere un grande strumento di aiuto per la pratica psicoterapeutica. Gerda Boysen ha sviluppato questo filone partendo dalla psicologia Biodinamica ed applicando il massaggio in modo sistematico ai propri pazienti con grande successo. Cercherò di dare alcune chiarificazioni su come funziona il massaggio a partire proprio da un meccanismo spesso fastidioso ma molto significativo che mi sono accorto avvenire in me e nel paziente durante le sedute: i rumori dovuti alla psicoperistalsi. Mi è capitato spesso di sentire i miei e altrui rumori peristaltici (..di pancia..) come un dialogo veramente corporeo sfuggente alla ragione, forse un epifenomeno di vere emozioni che nel qui e ora della seduta si evidenziavano senza il benché minimo controllo. Questo ha richiamato le lezioni fatte al primo anno proprio sul secondo cervello, l'intestino, quale possibile e probabile sede delle emozioni.
Viene spontaneo parlare dell'azione più bella e naturale che si possa mettere in atto tra due individui: il contatto fisico inteso come "apertura del cuore".
L'educazione, la religione, la nostra cultura tendono a definire il contatto fisico in base a due concetti estremi: il contatto sessuale, e il contatto inteso come scontro, contrapposizione, in altre parole sesso e guerra. Da qui nascono tutte le paure che riguardano il contatto fisico poiché non siamo educati a viverlo come "apertura" all'altro.
Eppure tra questi due poli ci sono infinite sfumature:
il contatto fisico della madre con il suo piccolo, l'abbraccio tra due amici, l'inevitabile contatto fisico nelle situazione di affollamento come ad esempio in autobus o allo stadio. Quando ci appoggiamo in un abbraccio spontaneo, oppure quando abbiamo tra le braccia un bimbo rompiamo il nostro isolamento corporeo e bioenergetico. Sentiamo la pulsazione della vita che anima l'altro e sentiamo che la sua vita e la nostra vita sono un tutt'uno. C'è una identificazione con l'altro essere che ci tocca. Stiamo meglio. Ci sentiamo rassicurati dal contatto. Non siamo più persi, divisi dagli altri ma riprendiamo, ci rimpossessiamo di un piccolo frammento di quella unità che avevamo con nostra madre nel liquido amniotico.
Numerosi studi di psicologia hanno dimostrato che la separazione dalla mamma è un evento traumatico per il bambino ed egli per tutta la vita cercherà di recuperare, a livello inconscio, quella unione persa alla nascita (quella cosa calda e morbida a cui dormire vicino). Una mano calda che ci conforta e ci sostiene è a volte una benedizione.
E' conforto, è solidarietà, è terapia del corpo e dello spirito, è come sentirsi di nuovo piccoli e coccolati da una persona che ci vuole bene. Ed è un'amore senza condizioni dal momento che l'amore della mamma è amore incondizionato. L'amore della mamma è "apertura di cuore" dunque. Il contatto fisico diventa così integrazione con noi stessi e con gli altri. Senza potere toccare ed essere toccati ci ammaliamo. Il nostro stare male si intensifica in un percorso che ci porta all'individualismo e alla separazione, dunque all'isolamento. Anche il corpo, se non viene toccato, se non tocca, si irrigidisce e comincia a fare male. Si potrebbe innescare uno scivolamento verso quel ritiro e quelle limitazioni che a lungo andare potrebbero portare all'inizio di un malessere esistenziale porta di eventuali patologie.
Certo non è tutto così semplice e spontaneo i pericoli ci sono, ad esempio, esiste la difficoltà di stabilire e gestire un contatto profondo con pazienti con maggiori difficoltà cognitive e motorie senza sentirsi risucchiati e senza incorrere nell'inevitabile rischio burn-out. Il
desiderio di "dare" può essere molto forte, o anche fonte di grande disagio, non sapendo come tutelarsi soprattutto da un punto di vista emotivo. Il "dare" spesso si concretizzava in maggiore attenzione nell'accudimento, ma, oltre ad un vago senso di inadeguatezza, i problemi maggiori possono essere dati dal rischio di fraintendimenti di tipo sessuale o dalla difficoltà di staccare quando il coinvolgimento diventava eccessivo. E' proprio parlando con operatori del "contatto" massaggiatori, fisioterapisti, osteopati, che sono rimasto sorpreso di quanta richiesta e bisogno ci sia di vicinanza e contatto corporeo, e quanto questo sia un veicolo potentissimo per lasciare che naturalmente emergano anche dinamiche profonde.
Proprio come accade per il cervello,
è la quantità e la qualità di stimoli che pelle e corpo ricevono, e la qualità e la quantità del contatto, a risultare fondamentale per lo sviluppo fisico, psichico ed emotivo della persona. Essere toccati è importante per tutti, in ogni fase della vita, ed è dimostrato che la carenza di un contatto adeguato può condurre allo sviluppo di sintomi specifici, particolarmente evidenti sui bambini: molti studi hanno evidenziato come i neonati ospedalizzati, privati non delle cure essenziali ma di carezze, crescono meno degli altri, sono meno forti, piangono e si ammalano più facilmente. E ciò che colpisce è anche la reversibilità di tale condizione: ad esempio l'attaccamento alla vita dei prematuri si rafforza immediatamente se vengono accarezzati da una mano amorevole (A. Montagu, 1989).

Come impostare un contatto che venga percepito come amorevole? Un infermiere, un medico, un terapeuta possono sentirsi rivolgere una richiesta molto precisa di contatto, e per giunta amorevole, "Il massaggio Biodinamico" e il contatto comunicativo e relazionale possono essere un tentativo di risposta in questa direzione: avere degli strumenti efficaci e "sicuri" per il contatto corporeo e soprattutto formarsi al contatto, elaborando, grazie ad una irrinunciabile formazione analitica, le numerose difficoltà che il coinvolgimento corporeo del terapeuta e del paziente inevitabilmente propongono.
Dopo secoli di ostracismo il massaggio è tornato ad essere un'abitudine diffusa, un modo semplice e alla portata di tutti di prendersi cura di sé, di soddisfare il bisogno di contatto e il desiderio profondo di affidarsi. Molte sono le offerte in questa direzione, moltissime le terapie centrate oggi sul corpo. Ma spesso solo su questo: la risposta che si può trovare in questi contesti, per quanto validi, è una risposta incompleta, che soddisfa solo parzialmente il bisogno di riappropriazione dell'affettività e della corporeità. La Psicoterapia Organismica, ma anche la Bioenergetica sottolineano che il suo impiego deve basarsi su alcuni prerequisiti fondamentali di carattere generale, quali una solida relazione di fiducia tra paziente e terapeuta, il consenso esplicito del paziente e la conoscenza (per quanto possibile) dei bisogni che il contatto fisico si propone di gratificare. L'esperienza clinica ha mostrato che l'impiego del contatto corporeo può rivelarsi di estrema utilità per certi pazienti quanto altrettanto inutile o dannoso per altri, così come può apparire indicato, nello stesso paziente, in certe fasi del trattamento e inadatto in altre. L'applicazione delle metodiche psico-corporee richiede un attento lavoro di analisi e di interpretazione delle resistenze caratteriali e del loro corrispettivo somatico, le contratture muscolari croniche. Per raggiungere questo traguardo, è necessario che il terapeuta possieda un ricco bagaglio di conoscenze e di esperienza, che deve comunque essere pronto a rimettere in gioco di fronte ad ogni nuova individualità. Dobbiamo accettare il fatto che non esistono soluzioni precostituite alle difficoltà e agli ostacoli che paziente e terapeuta incontrano nel corso del trattamento. "U
na risposta unica", rileva Carotenuto (1986), "una strategia unica non c'é: per la buona ragione che queste situazioni affettive nascono all'interno di un rapporto che ogni volta è inedito e irripetibile: sono il risultato di una 'combinazione' di due individualità, ed esigono pertanto una soluzione individuale"


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